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27.10.15

Malinconia sottile...

"Nevrosi, lenta..."

Eravamo ad un passo dal mondo
Succede cosí quando ci si innamora
Poi il ritmo costante del tempo
Ricordi quell'alba a Brisbane? O la luna sopra a un mercato del pesce a Bari? Era pura poesia
La piazza di Trieste da dove si sentiva il mare, sulla pelle e nel naso
Il dockland di Londra e la vista dalla Tate, in tutti quei posti dove sono stata con te e non sono mai stata.
Mi sembra di sentire ancora la tua voce, quella dei racconti e quella della passione
Delle tue carezze timide, delle tue lontananze infinite
Dei silenzi di anni, dei miei sogni costanti
Eri tu, solo giovinezza, o amore per la vita?
E' qui, ma non la respiro, tutta quella gioia.

21.9.15

#Summertime

Per me l'estate e' l'Italia, da qualche anno essendo expat, dall'altra parte del mondo dove questa eterna estate non e' la mia estate.
Non e' il mare nella riviera romagnola e non e' il fiume o la montagna;
E' stato bello vivere tutto come qualcosa che si aspetta come per un bimbo il Natale, ed e' stato bello vedere cosî tante cose, con i miei occhi e con quello delle babbuine, soprattutto Viola che ha nostalgia dell'Italia e ne parla sempre e sempre vuol sapere dai nonni cosa succede, quando viene la neve, quando e' giorno e' notte, e quest'estate coi miei occhi, con i suoi occhi:
La casa della mi infanzia- adolescenza e' una casa al "confine dei ricordi, la stessa sempre come tu la sai.."
Per Viola: e' la casa dei nostri sogni, possiamo abitarci tutti insieme e avere un frigo enorme.
Il mare, la Romagna, gli ombrelloni a strisce, la brezza della sera, il calciobalilla.
Per le babbuine: il mare e' casa di Simone, il ghiacciolo e la granita.
La casa dei nonni, per me e' il piccolo studiolo col camino e i libri di Andrea, la cucina che ho disegnato, e tanti pomeriggi alla fine felici.
Per loro: e' cartoonito totale, la dispensa piena di ogni bendidio italiano e la bicicletta, questa cosa ancora con le ruotine!
Il centro di Imola, per me e' tutto: le strade, il profumo, le campane, i tetti, la gente che ti saluta e non ti saluta, l'edicola,il fornaio, incontrarsi in piazza, per caso, sempre.
Per loro e' la pastina e il caffe' da mescolarmi.
Imola, l'italia, per me sono i colori e le luci che profumano di sole, che hanno tutto un altro odore d'autunno e d'inverno un altro, e primavera un altro ancora. Ma io vedo solo l'estate, torno solo d'estate, il resto e' ricordo antico e malinconico ancora.
Siamo stati a casa di mia cugina che ha un'azienda agricola, e la campagna, i girasoli, i filari alti del mais, per Viola e' una casa dove fanno marmellate e dove in ogni stanza c'e' un gatto! Vero,
Siamo stati a Ischia, e lí il mare e' troppo freddo! Per me e' il profumo dei limoni e i faraglioni di Capri visti da una barchetta.  E un cielo di stelle grande, che aspetto per un anno .
Sono stata al lago Maggiore, con un treno passando davanti all'Expo, in una stazione liberty davanti alle isole Borromee e un'aria salmastra e un silenzio sovrumano la sera, e sapori idilliaci.
Ho sentito la musica da un fosso di erba medica in un'arena di balle di paglia, con un cagnolino bianco in braccio a Penelope e luci del tramonto che ci hanno avvolto lungo i filari tra la musica e le lucciole che non vedevo da anni.
Sono salita per le scale del tuo palazzo, ho visto i rondoni ultimi voleggiare tra i tetti, ho visto la sera arrivare piano e lenta fino al suo culmine, nell'ora blu impastata di notte con la luce consueta della luna a farci girare scalzi, in un'altra estate crescente e calante.
Ho perso il conto delle parole che rimarranno sempre, e dei sorrisi per chi neanche li chiede e invece tu li dai, come fosse niente. 
Poi siamo partiti ed e' rimasto tutto uguale, e ancora mi fa sognare tutto, come una estate.

17.9.15

Ele, my friend

E' la mia meta' di Singapore, e' emiliana e mi guarda da romagnola;
Direttamente dalla terra delle tenebre, Carpi, la persona piu' solare che abbia mai conosciuto: Eleonora (Emily) nel mio watsapp, da quando all'estero un italiano si distingue anche per la sua regione.
Lei poi di Emilia c'ha poco, salvo che si porta il salame della Clai in valigia nella Singapore airline, mangia solo il prosciutto di Parma e lo gnocco fritto se lo fa in casa la domenica.
No, non e' fighetta, diciamo che e' il contrario di una vegana, una carnaia insomma, e se la porti fuori a cena l'importante e' che ci sia nel menu' un angus dell'Australia e dello spumante Veneto...altrimente storce il naso.
Infatti ci siamo conosciute per benino alla presentazione dell' opera d'arte "La Monnalisa giovane" un 'opera presunta dello stesso Leonardo e lei, che somigliava addirittura al quadro per me con i suoi capelli mori e un sorriso malizioso, si inforcava la bocca con Parmigiano e stuzzichini dove l' inaugurazione del cattering era italiano.. Dai vassoi d'argento passavano poi, queste flute luccicanti e tra un tubino bianco (lei) e uno a righe (io) e sette otto spumantini, sono volate tutte le confidenze e i fuochi d'artificio a cui siamo abituati a Singa, dell'inizio di una amicizia che e' scattata e voluta in un attimo, anche se la prima prima volta non sembrava un idillio: Alla scuola Canadese delle nostre figlie:"Ah sei italiana! Si, ah e cosa fai? La Statistica..Ah ecco (Se sapessi cos'e', ah ma questa e' una nerd, eh che fighetta, ma si mette un tubino nero alle 10 di mattina..guarda come se la tira sta spilungona!) Ah sei italiana! E Cosa fai? ( emhh la pittrice, beh ho 3 bambine...Osta che sborona, avra' pensato, perche' ha 3 figlie non lavora)
Ma poi col cognome di suo marito che si ritrova: "D'amore" ma come si fa a non volerle bene, e non e' mica cosí puntigliosa come una che ha fatto Statistica in Via Zamboni, dall'altra parte della strada da dove facevo io l'Accademia, era destino che poi anche ora la strada che ci divide e' a meta' di Singapore.
Emilia-Romagna e ne ha passate anche lei prima di ritrovarsi qua nell' Asia meridionale, da che si era spostata a Imperia per lavoro molti anni prima e dove ha trovato l'amoooooore, grazie anche alla Ingrid, la testimone fidata che ogni tanto ci viene a trovare; altrimenti stavi fresca a "sistemarti" quando nella terra delle Tenebra della nebbia Padana andavi a Bologna d'inverno come Morticia Addams e il walkman nelle orecchie ascoltando Ligabue e Marilyn Manson, o a farti corteggiare dal dj figo del Papete accompagnata dalle amiche della Val Correcchia..eh, ci voleva il genovese doc, con una bella pasta al pesto a farti girar la testa e il mondo!
Guarda io da te ho solo sorriso ogni volta che ci siamo viste, anche avuto dei bei mal di testa, vomitato tutta la notte, e fatto le 4 nelle top discoteche di Singapore, e di solito devo scappare via altrimenti mi trascini a fare un bagno in piscina vestita...Ma poi c'e' la Angie che ti da man forte, e per fortuna che c'e' anche lei tra noi expat "disperate".. Si fa per dire, con te ci si gode davvero la vita..
Quando siamo single la domenica con le bambine, le portiamo al Grand Hyatt a fare il brunch, 180$ a capoccia e in un buffett con aragoste, caviale e salmone tu ti mangi solo  i formaggi francesi e i beverini francesi, soprattutto, che passano ininterrottamente..
In vacanza:  Bali, Philippine, Tailandia, spremute d'arancio in bicchieri di cristallo, ma quando viene la mamma la porti in Cambogia! A giugno con 56 gradi, ma poi ieri mi hai detto "devo risparmiare"
Se l'anno prossimo davvero mi lasci per quel di Firenze, e lí le fiorentine non mancheranno, e il prosecchino risparmierai di molto, la mia vita pero' non sara' piu' la stessa!
Sei veramente un'amica! Di quelle vere!





27.4.15

Poema d'amore. Anniversario

Ricordi quando l'unica volta della nostra vita dormimmo insieme in una barca?
Il porto dentro ci cullava e il mare veniva dalla notte che era gia' giorno
Io ci porto dentro la mia memoria
Coi piedi nudi di quell'alba nella sabbia e nei vestiti bagnati immersi nella giovinezza
Sbocciavamo insieme, ci innamoravamo ma non lo sapevamo
Il tuo respiro pesante nel sonno, apriva i miei sogni, immaginando di poter venire con te in un tuo lungo viaggio
Avevo la mano sul tuo petto che ti toccava fino in fondo.
Sentivo il mare sotto a gorgogliare e i tuoi pensieri abbracciarmi, perche' ero lei, la tua isola a cui avevi messo l'ancora
Si aprivano piano i tuoi occhi su di me e pochissime parole al mattino anche se era tardi
Eri sempre e sei sempre stato da solo, solo avventure del mare e dove ti porta il vento; ma con me rimanevi quella estate prima di ripartire, e rimanevi a primavera e per vent'anni ancora navigando lontani ci ritrovammo coi fiori di pesco il 27 Aprile.
Subito non mi vidi, e non mi volli scoprire, finche' la luce della luna che camminava con noi e nella tua bicicletta nera, ci trovo' amanti scarlatti come sui gradini del teatro.
Fu quello il bacio piu' romantico della mia vita
Stupivano come venivano fuori le parole dalla tua bocca, uscì fuori da solo il mio nome, come un ti amo.
Così oscura la tua bellezza, senso e apparenza fantasmi nel tuo sguardo immenso
E d'un tratto il mio cuore si affollo' di tutti i dubbi di una vita, ormai lontana e deserta.
C'era un vento che a raffiche m' imbrigliava i capelli nella tua pelle, avevo sete nei vestiti e nella
sciarpa dipinta di un viola brillante
Mi hai detto che ti piaceva e che ero sempre bellissima.
Tu, sempre sei solitario e animato come le vele appuntite dell' Opera House.
Rimanevo in una giostra senza fermarmi dalla testa alla notte illuminata.
Come gocce di rugiada sulle rose della primavera facevamo ancora mattina, sulle note di un mare sentito ormai solo da una conchiglia dopo un viaggio
E mi confessasti di aver pianto di gioia, quando al mare quel pomeriggio ritornavano le nostre vite
Come in un destino musicato
Si scarico' il peso delle ragioni, in una tenerezza pura, come fossimo due bambini dalle guance arrossate
O come il fiore bianco che nasceva da un bulbo solido e da radici profonde
La strada si riempiva di nuovo delle luci e del tuo amore, del mio amore, dei vicoli per arrivare da una strada decumana in un cardo di un balcone medievale, sulla tua bocca ancestrale.
E il tempo, l'alta marea, la pianta della citta' e il sole che si schiude sulle nostre mani amore, non ci ha portato via la nostra voglia di vivere, anche se siamo così lontani.
Tutto ci riconosce poesia, le nostre anime sono nate dalla nostra amicizia pura, dalle lettere che mi hai scritto con delle rose, e dai sogni che hai seminato via per il tuo giardino.
Conosciamo il segreto del mondo, il suo scrigno odoroso e prezioso, la primavera dolce e' il nostro inizio e il nostro campo di sole.
Questo mare ci offre il cielo, e i canti degli uccelli all'alba della tua mezzanotte, dove ogni volta spero di raggiungerti per sentire ancora il tuo respiro su di me.
Dove quell' oblo' taciturno che incornicia la nostra citta'
sveglia sui tetti e suoi coppi di gocce e di antenne, di palazzi e di campanili, di piccioni che mormorano il tuo amore nelle tue lenzuola di un nido
Ci cerchera' ancora quell'aria di primavera che sa di mare e culla di volutta', sulle tue mani, sulle mie mani.
In mezzo alla luce del vento, sciroccare tutti questi pensieri accesi come lampade che ti porti anche in barca, come la luce di una stella polare a guidarti, ad amarti per quel che fa a me così di un sogno, immaginarti




25.4.15

Da Platia Omonia

C'e' un posto dove una rotonda non piu' vecchia di un decennio, scandisce il rumore e un traffico di marmitte taroccate dal 92 al 2001; di clacson dei "tariffas" gialli, dei lavori eternamente in corso, dove pendevano le mura la dove si vede l'Acropoli e in tutti i punti di quella citta' ideale,  si vedeva l'Acropoli.
 Anche se mescolo la storia, di chi ci ando' 40 anni fa in viaggio di nozze, cioe' coloro che mi diedero la culla e i miei passi di 15 anni fa, sulle rocce che al sole di marmo brillavan di rosa.
E il manto di cielo di quell'ora lì, io lo avro' incorniciato nelle pupille sempre, come l'ora piu' viva della mia vita, dove sentivo addosso quell'onda di luce che mi buttava sempre in un mare infinito e grandioso.
C'erano gli alberghi tutti, quelli dei turisti, c'erano le case basse e chiuse, con una lanterna accesa se la "casa" era aperta.
Questi alberghi e Grand Hotel mi avevano sempre affascinato, e immaginavo di lavorarci dentro, di parlare il greco col quel tono armonico e cantato o di essere un'altra moltitudine di persona che passava in quella piazza, si mangiava una tiropita al volo sopra a un motorino, vendeva valigie di pelle falsa e ti rincorreva per farti il prezzo buono, o una donna dalla pelle di ceramica dai tratti orientali e un fazzoletto di seta rosso al collo che sembrava scivolarle come un drago a chinatown.
L'hotel Parigi era una bettola a tre stelle, per lo piu' per studenti, italiani, spagnoli, inglesi; e ogni drakmes sbattuta sul bancone tra le bandierine greche, aveva fatto il giro del mondo, nei sogni di Ulisse e di alcune sirene, che da un'isola all'altra si ritrovavano nel caldo implacabile e ancestrale di Atene, sulla strada del porto e del mare.
Quanti estati, di quelle che ti cambiano la vita, si incrociavano sugli stessi passi, nel filibus scintillante dalle sedie di legno che sembravano elettriche; fin sotto alle piastrelle della metropolitana post decò verdi e anni settanta, dell'unica linea, prima delle Olimpiadi.
C'e' chi c'era andato con la cinquecento ad Atene, passando per la Juguslavia, e aquando si chiamava ancora così; con la musica e l'allegria spietata degli spari dei Balcani, le nuvole di piombo di certi giorni che avevano ammazzato Panagoulis, per un'altra strada, dove abitavo io, per Agios Dimitrios.
Così tante rose, ogni giorno, perdere petali di sangue di gioventù rubate di bambini ad offrirti un sorriso puro anche se orchestrato.
Il vento caldo, la pelle calda e una luce che io ricollego nella mia mente e nel mio cuore, solo ad Atene, quella che ti prende per pazzo, a quarantacinque gradi nella piazza, platia Omonia, che aveva anche le palme a Natale, e lucine sgangagliate tutt'uno con i lampioni dell'elettricita' e le palline florescienti dei pachistani a vender ai turisti.
Che caos e che infinito groviglio di pasticci e odori, colori e crocevie.
Ah, come mi manca tutta la matassa da sfilare, ora che e' così facile avere un orgasmo malinconico.
Una perla alla volta, e squame cangianti di quelle code di sirena, canti e santi per ogni giorno e per la Pasqua, dove ogni volta rinascevo da una barca.
E c'erano i gabbiani al mercato, con l'odore del mare su un piattino del caffe' con le onde di sabbia da gustare piano.
Il canto delle cicale, dove mai piu', in qualsiasi mondo, potro' mai riposare così bene come quei pomeriggi lenti.
Dove immense braccia di un ulivo mi tiravano i capelli lunghi, col profumo di resina, anche le mie labbra imbevute di vino divino, e di retzina.
E i tuoi dolci mielosi e turchi, da quel Bosforo ventoso e dai mille tesori, ancora brillano negli occhi di chi mi amava; sopra a una barca colorata e dalla vela di seta, brillare al sole.
Non ti direi mai addio Grecia, perche' mai ti ho lasciato sola a tutta la tua bellezza; e in questi pomeriggi lontani e orientali e sovrumani nella nostalgia, mi piace riviverti tutta dentro per non perderti.




24.4.15

Quei giorni a Bologna

I locali gay a Bologna sono sempre stati i migliori, il Cassero, quand'era ancora a porta Saragozza il Kinkii il mercoledì, il Vipera...
Vip..era, negli anni 80 era un autentico covo di vip e di gente "avanti" tra righe, travestiti, ore della notte che assolutamente eran mattine, la palla slumante di luccichii.. Of course.
Negli anni 90 ci sono passata anch'io, per un paio d'anni e qualche remember di quegli anni.
Non so se esiste ancora quella disco, si parcheggiava dietro a piazza Maggiore, non so come arrivavamo con la mia panda nera 750, dietro la piazza e spesso sì, ci vedevamo l'alba.
Ma lì dentro erano gli anni 80 e non solo gli echi, c'erano ancora gli intellettuali di Bologna, ci passava Lucio Dalla, ci passavano quegli avvocati che di giorno eran nei loro Armani impeccabili e la notte ballavano Madonna nelle luci psichedeliche di quella fuori Bologna nel cuore della sua vita.
Si passava tra il bancone illuminato fuxia, con l'odore del gin e del rum con la coca cola, giovani bellissimi giovanissimi adoni con la pelle di pesca e la bellezza di ermafroditi.
Chi ha il pene, e anche una vagina mentale insomma, ha poteri smisurati.
Io avevo gli amici, ed era come viaggiare nel tempo e tornare indietro per l'autostrada della stretta vita di provincia che poi era il nostro soffice nido dove sognare di esplodere in quel tempo, e senza di esso non potevano starci i sogni e quindi meglio stare con le spalle al muro per poter sognare.
La prima volta che ho visto i miei amici baciarsi liberamente davanti alla gente mi sono innamorata anch'io, dell'amore e di quello che poteva significare nella vita; essere liberi di andare contro le convenzioni, provare sentimenti che non sono status e gioie che vanno al di sopra di quello che vediamo. Poi mi hanno chiesto se c'ero rimasta male, e non sapevo come spiegargli che mi avevano fatto entrare dietro una piazza alla luce del sole, dentro a un mondo di bellezza umana.
Il giorno dopo mi svegliavo alle 2 di pomeriggio, c'era lezione all'Accademia alle 4, mi compravo le sigarette assolutamente finite la sera, al bar della stazione con la faccia da brava ragazza, i ray ban scuri, e un mondo dentro.
Lezione con Cioffi, uno dei miei amori mai corrisposti; le mie decine di lettere anonime spedite in quella via famosa, di artisti e musicisti, quella parte vibrante di Bologna che esultava di buskers coloratissimi, dei Balkani, delle Americhe, dai dread nei capelli, l' odore di fumo, di incenso, di punkabbestia, di poeti dietro i portoni, di tag nel muro, di graffiti verso la stazione.
Ecco un'amore mai incontrato, che dopo anni ho rincontrato proprio sul treno, mentre andavo in Austria con gli innamorati dell'Opera e della musica.
 E ho cantato tanti amori quelle notti, e tornando indietro ricordavo con tenerezza che per citare la canzone, passeggiammo davvero al Portico dei Servi per Natale;
Sento ancora tutti gli odori, e le immagini di ogni strada che ho tanto solcato, con passi incerti da dopo discoteca, al mattino, quando mi andava sempre di passare ad aprire quella finestra da cui si vedono i canali, prima di andare all'Accademia.
Ricordo l'odore del caffe', il suono per macinarlo che stoppa la musica e le chiacchiere della folla, per qualche secondo e gli occhi guardano assenti la fessura della finestra da cui serpenteggia il primo sole.
Dopo la nebbia di tante mattine, dove al mercato di via Clavature i frutti e le verdure son come organi   Puliti dal sangue che si mostrano perfetti palpitando.
E un cane ha sicuramente fatto i suoi bisogni sul muro, e i tortellini dorati nelle vetrine son fatti da mani grinzose, piene di cuore.
E in Via Paolo Fabbri e in osteria mi ci portasti piu' volte col maggiolone e il suo suono agguerrito, e nel suo ventre c'era l'amore tenero della giovinezza che abbiamo sicuramente perduto.
Perche' una strada lontana ha separato il giorno e la notte e il nostro tempo stringe. 

22.4.15

Il mondo parallelo

Io ho sempre un mondo parallelo
Solo che non pensavo di fare parte di altri mondi paralleli
Sono la password infame di qualcuno che mi ha amato ed odiato
Sono il vestito a righe che mi hai detto che ti piaceva
Sono me in questa parte del mondo con la pelle che ha il dolore di un tatuaggio perenne.
Sai quali sono i miei fiori preferiti? Il colore della mia sciarpa, quanti figli ho, dove viviamo, cosa abbiamo fatto in questi anni?
Ti ho cercato in questi mondi e nel mio stesso ho cercato di sovrapporti inutilmente.
C'e' un'isola davanti a me con le navi di ferro sgranocchiato, fanno cosí paura quanto galleggiano sull'acuqa come un gatto disteso al sole.
Ci sono panni stesi e foglie stese e gabbiani e mari di echi di mare.
Sono all'estrema landa di terra di Singapore, ci sono le reflections dell'acciaio sulle barche ora dondolanti.
Dove sono i tuoi occhi chiari che fan contrasto col cielo grigio e il sole del tuo volto?
Ho cosí cercato di non pensare a te oggi, in tutti i modi. Tutti.



2.4.15

In rotta..





Perche' il mare porta via ogni dolore, nell'infinito suo gettarsi, rifarsi e spumeggiare, come se un sogno potesse ricominciare ancora.
Come si fa a non amarti? A rimanere dall'altra parte, dove non c'e' la tua carica, il tuo sale, il tuo
profumo,la tua brezza, la tua corrente, la tua luce in milioni di gocce.
Va bene anche se e' burrasca, ne vale la pena, di salir su quella barca, che quieta veleggia e poi s'impazza e mi colma e mi calma..
Australia di questa impasse, nelle lunghe ore del tuo poetico andare e tornare e venire.
Come una bomba dentro il mare, in profondita', in un'esplosione sorda e lungimirante.
Magari, fosse destino, il nostro prenderci e portarci via, da un'isola alla Corto Maltese, dove tengo in braccio un bimbo in fasce, con gli occhi che mi brillano, pensando se fosse nostro.
E poi tornero' senza fermarmi, abbandonando il viaggio, senza aver viaggiato, mai.

30.3.15

Giorno


Grazie per questa alba nello stesso tempo e nello stesso posto.
Noi che siamo un non tempo e non luogo come la nostra storia e come un aereoplano
Di un cielo che si e' aperto poco prima che arrivassi e ha cambiato i colori di minuto in minuto, anche se il tempo era poco e una corsa in taxi e solo pochi compounds and mixtures di case vittoriane, china town e il river..
E' in un attimo che arriva un temporale, che i toni si fanno cupi, dopo uno sprazzo di sole, aver guardato in alto ed essersi sentiti unici in un posto che e' bellezza e idea e sogno di qualcuno, che e' costato un bilion come dice il taxista, e il tempo fa tic tac, e un' altra vita che deve continuare..
Ma se pensi che dimentichi tutto questo, come si dimentica un'alba, no, non lo faro'.
In quei momenti prima dell'alba e con gli occhi chiusi di una abbraccio dove si sente tutto; e' stara' tutto qui, nell'ombra e nella luce di un sogno..
In questo non tempo, in questo non spazio dove siamo stati oggi, persi nei fusi orari, nelle orchidee e in tutti i fiori sbocciati.



16.2.15

Otello nel cuore

Davvero, quanto ricordi.
20 anni.. Non avevo neanche 20 anni quando ha aperto ed e' diventata la mia seconda casa, una famiglia strana e bizzarra fatta di tipi folli e normali. Una famiglia "Ozpetec" una vita e gli amici.
Mi sembra tutto così lontano, ma anche così dentro al cuore.
Una cornice dorata da cui sono passati tutti i miei sciagurati amori, uno specchio dove passavo ore a fumare e a bere, parlando della vita senza un domani.
Otello come Antonello e il martini cocktail.
Otello dalle vetrine sognanti.
Elvira che mi vuole un bene.
Le facce che sono invecchiate li, come la mia.
Chi non voleva invecchiare, i quadri e i papillon..
Ho bevuto piu' sguardi che drinks pero' in questi 20 anni, e li ho dentro al cuore.
E' la fine di un'era, come di un amore.
E' stato un momento, dove c'era tutto, c'era la giovinezza, la bellezza pura, l'amore che combaciava e viveva di empatia, e come tutto, quel momento e' passato; senza che proprio ce ne accorgessimo.


12.1.15

Luce dei miei occhi

E il cielo..e' difficile raccontare la fantasia del cielo, quello di quel giorno cambiato in ogni strato di tempo.
Dall'azzurro puro del pomeriggio, al blu che sempre cogliamo raro come una purezza, con anche una stella cadente tra i grattacieli, in quel lunedì sera.
La luce, sulle prospettive alte, un cielo formato dalle punte di quegli iceberg grigio blu, fino al nero cilestrino che si staccava da quella contorta sponda di luogo, così pieno di tutto per una volta in quel mondo.

5.1.15

Inverno

Mi hanno detto di te cara Imolina, che ieri eri sedotta da un sole bellissimo dopo una fioccata di neve.
Mi hanno detto che sui tetti si scioglievano quei baci bianchi ancor prima di posarsi
E il mondo dall'altra parte con un equatore stanco piangeva solo ininterrottamente.
Brillava di tuoni, al massimo, rompendo il silenzio lungo, il brusio costante.
Un silenzio pieno di parole, di sogni e anima.
Mi hanno detto che la luna era piena di te.


"Viene Gennaio silenzioso e lieve un fiume addormentato, tra le sue rive giace come neve il mio corpo malato
Sono distese lungo la pianura bianche file di campi, son come amanti dopo l'avventura neri alberi stanchi, neri alberi stanchi.

23.10.14

Tempo dei ricordi

Tempo di autunno, tempo che cambia l'ora e da qualche parte allontana di un'ora ancora alla mia terra, terra di autunno appunto, non di questa terra, ancora calda, ancora cangiante, nella rugiada delle foglie, la mattina, nella bruma poco prima di far giorno e umido e caldo.
Tempo di Halloween, di costumi made in china al supermarket, di cinesi che si fotografano davanti alle mie decorazioni davanti a casa, di teschi, tombe e pipistrelli..si sa, il macabro e' il loro umorismo principale.
Tempo che chiude le grandi storie d'amore, e nel picco di questo si sente la bellezza, quel tempo che hai dato, vissuto, violato e che cadra' a terra come una foglia stinta.
Sull'autobus uno studente si e' seduto accanto a me e mi ha detto di venire da Budapest, quanto ho amato la sua citta' gli ho detto, forse la piu' bella di tutta quell'Europa decadente.
Il tassista invece mi ha detto di comprare un piccolo Buddha con la faccia ironica che si muove, tipo i nostri cani sul cruscotto dello zio Pino.
Si trovano a China Town, continua a ripetermi, very cheap, very cheap, e portano fortuna.

15.9.14

A Day..

Oggi ho odiato Singapore
Ho odiato le miglia di mare e di terra e le ore che perdo quando fa buio e la' e' ancora giorno
Ho odiato l'haze che ci costringe in casa e che non fa giocare i bambini all'aperto
Ho odiato anche la perfezione dei fiori di frangipani che lenti, anneriti e perfetti si accasciano nelle strade grigie
Ho odiato il silenzio e il vuoto delle parole, ho odiato la mia malinconia il mio ardore e la mia passione tutta.

27.8.14


Una malinconia


Molto spesso in questo posto che io uso chiamare il mio esilio ma non in senso cosi negativo, vivo di malinconie totali, brillate nella mente in un attimo casuale, quando un pensiero si scontra con uno spazio o un tempo immaginario, o di solito e' una nebbia, una luce, un oggetto che mi riporta a quella vita parallela.
Qui e' facile avere la malinconia, e' tutto cosi asettico che ti lascia comporre e immaginare quello che non c'e', riempire il vuoto con un mare che brilla, delle strade di campagna, dei palazzi antichi, dei
campanili che si scrutano tra il cielo e dei pini odorosi.
Una piana che fa intravedere quel mare, da una casa diroccata che era bombardata e che da sempre mi ha dato quel senso di infinito anche in un mondo di provincia.
La mancanza, da sempre si riempie con il sogno, così sono felice di non vivere in una citta' piena di eterno come Roma, o negli echi di tutti gli artisti miei preferiti in una Parigi degli inizi del 900, anche se doveva essere proprio un bel bordello di pathos e arte, da sguazzarci a ogni passo..ma e' solo malinconia a ripensarci.
Qualcuno ha chiamato questo posto un "non luogo" ma sticazzi, questo e' il mondo dove vivo io e c'e' tutto, C'e' Pound, D'Annunzio, Matisse, Ernst, Modigliani, Hemingway, Chagall, Satie, Fitzgerald.
E' la compostezza dell'Asia, che gli occidentali non sanno capire, e' la sua non volgarita' eterna mentre sprigiona incenso nelle strade.
E non e' la vallata del Santerno con un manto di nebbia, ne la tramontana che raggiunge la Sardegna e il suo mare, ma e' la mia  rabbia allo stesso modo.



4.8.14

The long dark

La mattina ancora notte si svegliava solo d'inverno per me, invece queste albe e notti bianche si alternano in una estate eterna; arriva quando la notte separa gli emisferi, ma soprattutto quando non ci sono piu' parole e raggi di luce in un piccolo campo di sogni.
Tu che manchi, in ogni piega di luce e di ombra sulle mie ginocchia, appena affacciate al timido raggio di un mattino che ha in un momento chiuso i tuoi occhi.
La seduzione dei desideri, dei ripensamenti e delle frenate secche, hanno riempito il mio calice fino a farmi sentire ebbra di passione. Ogni giorno e ogni notte diversa dalla nostra.
Da quel pomeriggio fragile, che aveva rotto ogni ragione, dalla fine di una notte illuminata di lampi e con la luna piena dentro ad un oblo'.
Sulle pietre antiche di un palazzo, riflettendo i sospiri e l'amore sui vetri di Murano, sopra un letto esploso di mancanze e di impazienza. Come una battaglia inglese che ha conquistato il mondo, e pure Singapore.



Panta Rei

Aver re innescato un mulinello imolese che era meglio lasciare affondare, una finestra sul mondo che avrei preferito non guardare piu' perche' le conseguenze e i rimpianti di quel vedere sono insostenibili, come non si puo' riavere il passato, prendere un treno perso, vivere di malinconie che non vivono perche' sono malinconie..al massimo si puo' vivere in un sogno.
E quei mobili, quelle cose, che tanto mi creavano ansia, ora viaggiano in un container nel mare, di un tratto che attraversa il mondo e portano tutto lontano e tutto per essere rivissuto, e forse per la paura di dover smettere di sognare ho sognato che tutto affondava negli abissi come la scena del Titanic, i piatti, il como', la scrivania e i quadri rovesciarsi e inabissarsi.
Ritorno in quella camera, la mia memoria e' pregna di tutti i particolari, dalla scala con l'odore di parquet, davanti un mobiletto dove erano esposti i ricordi di viaggio, Messico, Guatemala, oggettini artigianali di terra cotta, di legno, forse un mio narghile' dalla Tunisia. Il bagno stile barca a vela, le piastrelle verdi azzurre, nere, bianche. Lo specchio che ci guardava nelle nostre paure, nei nostri piaceri nei nostri viverci. Il divano, la tv, le mensole con i libri e le videocassette, le foto dei ricordi dei viaggi, davanti ad un Castello per andare all' Oktoberfest, foto di amici, di un gruppo di amici unito, le cornici erano spesse e tutt'uno con la foto, mi piaceva quel metodo di stampa; il gufo di ceramica, era stato messo in mezzo a li, e anche una bottiglietta rosa di rosolio, ricordino della gita ad Assisi di terza superiore, la birra rossa col nome, portata da una gita in Puglia di A.P.; il tappeto kilim o chissa' cosa, i gabbiani di legno appesi con un filo che volavano leggeri con un tocco, il terrazzino un po' cupo ma da dove si vedevano le stelle, dal velux anche, sopra al letto, le due scrivanie di legno una piu' bassa, il disegno di carboncino che ti piaceva tanto, la piccola porta che dava su di una intercapedine del muro, dove stava il casino, il passato, l'inutile, il classico sgombraroba. Ci ho lasciato le Clark stese sul pavimento tante volte, i vestiti anni 90, le mutande, i cappotti dell'inverno quando fuori c'era la nebbia.
Ho rivisto foto nuove in cui come una luna compare a meta', ho visto facce che non conoscevo e facce vecchie, e ho capito subito chi aveva scopato con te, e immaginarmelo e' stato inabissante.
Ho rivisto una casa nuova che era gia' vecchia per me, che aveva una luce diversa da quando la varcai io, ed era piena di gente che non sa della mia esistenza, ed e' quello che resta, oggi. 

19.7.14

Odio l'estate




Una volta l' estate, quella "vera" cominciava a Milano Marittima, nel sole di luglio, nei "bagni" con le moltitudini di ombrelloni blu e arancione a strisce, stipati l'uno contro l'altro, con la bandiera bianca del mare dell'alta marea e quella rossa la sera, o viceversa.
Fino ad allora per me non era estate, era solo Imola o Piratello dalla nonna, poche vespe piaggio 50 a ronzare dal cancello di casa, poche amiche, ma il gruppo si, che si preparava per la magia di quella estate al mare.
Io allora ero come un fiore di tiglio profumato e pregno di ogni emozione e sentimento che nasceva e voleva tutto l'abbraccio del sole.
Avevo neanche 15 anni che iniziavano le estati, con qualcuno del gruppo piu' grande che aveva la patente e si andava come fosse scoprire un viaggio alla fine del mondo, il viaggio alla sera al tramonto per vivere le notti d'estate del mare. Ho impresso come se fosse ora, l'odore di sigarette nel portacenere e nei sedili della macchina, il finestrino modello bambino dietro che non si apriva del tutto, magari era una Panda, o una Due Cavalli, o una Renault rossa sgangherata, il mangianastri che suonava Vasco, I Doors, i Led Zeppelin, Bob Marley, Santana.
Il casello dell' autostrada sembrava un valico della dogana, il biglietto di carta a volte serviva per un filtro, e si rullava..si rullava di note di canzoni, vecchi miti che neanche ci appartenevano, musica che pero' ci faceva sentire divini e poetici, invincibili e maledetti.
Le luci dell'autostrada e la linea di mezzo vissuti in una mezzora, quaranta minuti un po' psichedelici, con gli occhi rossi e battute a voler esagerare sempre, i pensieri per uno o per l'altro, l'importante era provare qualcosa di forte, che fosse il marocchino o la crema al whisky, la wodka o la maria, quello che veniva veniva..a me non importava neanche sapere il perche'. Seguivamo questi echi anni 70, neanche fossero stati quelli dei miei genitori; e quello che succedeva fino all'alba era di nuovo una strada psichedelica con tante ombre: le luci a intermittenza della discoteca fighetta, quelle a "faro" della disco freak, Le Indie per esempio..con gli "Ibizenchi" a ballare sui cubi, sudando tutte canzoni "maraglissime" tipo What is love? Baby i love you, no more. Io me ne stavo al bar a bermi il terzo gin&tonic facendo gli occhi dolci a qualcuno del gruppo e stando veramente male, di testa e di corpo..
Lo stacco al bagno delle donne, la musica che rimbombava di meno e chiudevi la porta al caos totale, l'odore di cesso, le piastrelle sporche di pennarelli indelebili, di rossetto rosso, di scritte cretine col numero di telefono della solita zoccola. Tutto sempre uguale, come una guerra di segni scostanti.
I biglietti omaggio solo/donna recuperati nei bar, per il Cotton club o per il Pineta, dopo il lungo bolgione dello Zouk, la folla di gente per migliaia di bicchieri di vetro con la cannuccia e non.
Le amiche che si vestivano carine col tubino nero, dalla fase hippy a quella dandy, e in spiaggia ci si arrivava a mezzogiorno con le facce sconvolte, i volti pallidi, la bocca ancora impastata a volte..
Qualcuno aveva casa dei genitori in affitto, altri la pensione, i piu' fighetti la barca, e una volta ho dormito in una piccola cabina, condivisa con quello che forse era il mio primo amore, senza saperlo.
Senza capire che quelle estati cambiavano la mia vita, che un bagno all'alba coi vestiti doveva essere il ricordo piu' bello della adolescenza, nell'infinita tenerezza, dei primi baci e del sesso fatto come una corsa in macchina, e tutto il mondo che nasceva in quell'alba.


16.6.14

Ode a maggio e giugno, in italia.

Ah come mi piace questo giugno, con il suo fresco dopo la pioggia, un tifone alle 3 di notte sopra Imola, una tempesta di lampi, la grandine come palline da tennis, giornate infuocate di caldo, nuvole sparse..occhi gonfi di lacrime e di gioia.
E che maggio, giorno al Lido, in un silenzio sovrumano..dietro al giardino vicino al ciliegio sbocciato lento al primo caldo, e i gelsomini esplodere dai balconi.
E anche l'amore lento.
Gli amici, che come il sole non mi hanno mai abbandonato, il mangiare bene, il tirare tardi, i tramonti cercati e in un tutt'uno a Venezia e la Giudecca.
Il tai chi, sopra i tetti della Guggenheim, gli spritz davanti alla laguna, il martini all' Excelsior e il mare, la luce che a strisce arrivava fino alle sedie di Otello, e baciava le bocche piu' belle, la nostra vita, piccola e sognata che vive di casualita'.
O vivendo in questo panico sensuale infinitamente leggero.


12.6.14

Imolandia

Che strana sensazione e' quella di ricompiere gli stessi gesti, sentire gli stessi odori, percorrere le stesse strade che hai solcato mille volte dopo un anno e mezzo in cui non l'hai fatto..
Sono arrivata per quell'evento che a Imola e' l'apice del "frullo"..Imola in Musica..nato da idee di amici circa 20 anni fa..
E' un po' la festa del paese, dove si vedono "cani e porci"tanto che invece, io non ho incontrato nessuno! Per me la festa e' iniziata a casa da mio fratello dove canti improvvisati accompagnati da chitarra, vino scadente e cori amatoriali sono all'ordine del giorno..con un mix di persone e di facce di una vita, che poi sono anche il tuo commercialista e la ex ventenne con cui andavi a Roma al caffe' della Pace a leggere poesie sognando l'amore infinito.
Sto nella casa in cui ho vissuto una decina d'anni con Andrea, vissuta  tra soggiorni lungi e brevi alternati alla Grecia ed altri molti posti; questa casa e' facile, ha tutti i ricordi belli, da fidanzati, coi regali delle nozze, 800 libri messi in ordine, un camino al centro della sala e le finestre che guardano le stelle al cielo. L'altra casa, quella di mio fratello, dei miei, dove ho vissuto un anno e' difficile da vivere, troppi ricordi, mancanze e grumi di lutti che non si sciolgono. Oltre che la polvere di un anno e mezzo, le ragnatele, i mobili e tutte quelle cose che non ho avuto il coraggio di buttare..Perche' magari erano in una foto di quando ero bambina, di un tutt'uno che era la mia vita prima della mia vita da adulta.
Poi gli incontri, quelli che ti riempiono il cuore di nostalgia, cose che hai pasticciato e sono finite male, persone importanti o facce che sono passate senza lasciarti davvero.
Poi si ripartira', almeno mi risparmio i fuochi d'artificio della festa del lungo fiume, quelli che di solito mi dicevano "siamo in quell'estate piena che puo' cambiare la tua vita". Mi annuso solo il profumo dei tigli questa volta, che di solito mi dicevano "fine della scuola". Passero' di nuovo dal centro tante volte, affianchero' il teatro, guardero' la luna e le stelle al fiume, come i ferragosto di tanti anni fa.
Cambiare aria davvero cambia il mondo, infatti qui ritrovo le stesse sensazioni, a volte di impotenza. Mi ci vorrebbe un bel giro in moto sui tre monti, e rubare le ciliegie agli alberi, sognare che cosa faro' da grande, guardare il tramonto da questi posti cosi miei come nessun altro posto al mondo, anche se allo stesso tempo li odio.
Non so perche' tutto si riempie e si sovrappone allo stesso modo come uno stampo solo un po' invecchiato..Che le parole non escono, quando anche a pochi metri da te e hai la possibilita' di cambiare le cose, ma si preferisce andare avanti per un'altra strada..
Girare le spalle e ritornare dall'altra parte del mondo..


25.4.14

Andata e ritorno

Un po' di aggiornamenti e riflessioni su questo ultimo periodo: ci sono stati eventi mondani, le solite menate, giornate bagnate di pioggia e di entusiasmo, moltissime tazze di caffe' lungo e come sempre non sono mancati i miei mille sogni ad occhi aperti.
Cosi il museo nazionale di Singapore con l'Istituto italiano ha dato il via alla rassegna dei film dell'ultimo festival di Venezia, il primo :"Santo Gra" ha aperto le danze in una very chic soure' con vino italiano a gogo, melanzane alla parmigiana in mille cucchiani usa e getta e un mix di categorie umane molto interessanti, meticci, italiani, italioti, asian americans, canadesi/italiani..che sembrava davvero di stare in una prova generale di un film, da quanto tutti erano fighi, ma soprattutto "non reali". Io sono andata con la amica messicana Seratna, al contrario il suo nome si legge Antares, come  la stella. Arrivavamo in taxi dalla Malesia, come prendendoci in giro ci ha detto il vice ambasciatore italiano, per scherzare sul fatto che NTU si trovi dalla parte opposta di Singapore. Il film era senza trama, come noi, a parte la solita pazza che ti spunta alle spalle e inizia a farti mille domande sul film, sulla gente, se conosciamo qualcuno, da sola con una chanel nera e svariati bicchieri di vino ad ogni interloquire con noi..almeno questa volta, non ero io la pazza..
La vita quotidiana poi, the real life, per intenderci, e' uno spasso, le babbuine crescono, e con loro e' uno spatacco, anche se mi fanno dannare, urlare come una pazza e perdere le staffe ogni due piu' due..



Ci aspetta un maggio focoso, il ritorno a "casa" dopo un anno e mezzo, dove non ho mai visto inverno o autunno, primavera o freddo, dove non ho visto poverta' per le strade, sporcizia nelle strade, auto che giravano dalla "mia parte" e da cui sono uscita da quest'isola solo una volta per un' altra isola non tanto diversa da questa Asia.
Ho visto dalla finestra solo palme, e sentito le voci di decine di pennuti grandi e grossi come babbuine, tanto verde, pieno di rammarri, camaleonti, ragni spaventosi e foglie luccicanti. L'altro giorno e' venuta alla playground la scimmia zoppa e per niente amichevole che vive nel campus.La notte entra davvero in questa finestra aperta tutto l'anno, e ho voglia di ritornare qui, quando torneremo dalle vacanze, ma ho bisogno anche di Venezia, di vedere la primavera e i film dal vero. Ho ancora bisogno di perdermi in una luna piena, ascoltare il mare da una conchiglia, folleggiare nell'arte, piacermi e soffrirmi dentro e accettare che la pace ci sara' solo quando saro' morta! Per cui amen, viviamo e esageriamo..

13.2.14

Alla sera

L'ora in cui mi sembra di vivere di piu' e' quella del  tramonto.E' sempre stato cosi.. Spostandomi in quella dimensione che chiude una giornata, un ciclo, un proposito, e in ogni mondo, che fosse Grecia, mare o Venezia o Imola o una collina, o da una finestra qualsiasi che sempre cercavo, li e' dove vivo di piu'. Pensavo a ieri sera: seduta sulle scalinate del campo sportivo dietro a casa, qualcuno che gioca a calcetto, altri che corrono, asiatici, bianchi, bambini che corrono, il cielo che si era fatto metallo e quasi liquido per l'umido, gli studenti giovani con i muscoli  tesi nelle gambe, il velo per alcune anche correndo, la nonnina indiana col vestito tradizionale, i capelli argento, la sua camminata stanca e ondeggiante, i pipistrelli in voli acrobatici, gli uccelli isterici, grandi pennuti urlanti; la palla da basket portata in mano, le marche, le scritte sulle magliette dell'Universita', le palme di Singapore, un po' diverse da quelle di Atene, soprattutto in un tramonto, la luce diversa in ogni posto in cui sono stata, questa, lontanissima da quel cielo al Lido, a Kalimarmaro, a Zolino, a San Giovanni, all'albergo Alex e Jota. Pensavo, mentre la Viola correva tutto il campo sportivo e lentamente sfumava e diventava piccola, per poi sparire nel rosa di tutto un cielo.. per un attimo pensavo se tutto questo non ci fosse stato e lei solo fosse rimasta solo un sogno, e Penelope solo un altro, e Lucrezia un altro ancora...fiuuuuu mi e' scoppiato il cuore..c' e' tutto in questo sogno di mondo di vita di arte!
Venezia, una Biennale


15.12.13

Amed, un posto

L'impatto con Bali e' una scia di motorini pazza illuminata e contorta per  la strada tra Denpasar e Candidasa, verso est, dove andiamo noi, ad Amed, villaggio dal nome turco, villaggio di pescatori, di baracche di paglia, legno e mattoni che sembrano quelle dei 3 porcellini. Decine di ponti bailey, di cani randagi e ancora motorini, insegne CANON SUZUKI ISUZU, su di un vecchio minibus noi, che non ha neanche le cinture, e le  ruote piccole calcano ogni buca e pietra per tre ore filate. Lontano dalla fauna e surfers di Kuta, dagli alberghi 5 stelle, di discoteche con gli australiani, finiamo un po' per  caso e un po' per scelta in un posto di hippy anni 70 che ascoltano Bob Dylan, Neil Yong, Cohen, e fanno joga, come il nostro padrone di casa che ci ha lasciato tutto un repertorio, assieme a libri di Fitzgerald. In un'oasi con la piscina che guarda il mare, con la porta di casa, tutta in stile balinese di legno che apre un infinito su montagne avvolte di nuvole, risaie che mi dicono diventate patrimonio dell'Unesco, e genti con cappelli di paglia a punta e la pelle bruciata, plasmare quell'infinito. Con la finestra sul mare e sulle imbarcazioni colorate e a forma di granchi, solcare le pietre nere del vicino vulcano, ogni mattina alle 5, da che sembra che le barche ci entrino in casa e scivolando in mare, nel mare aperto di vele bianche arancioni e blu, raccogliere con un amo si povero, brillantinosi pesci argentati, sempre che i delfini ogni mattina pronti a seguirli non gli rubino tutto il bottino, o vengano a riva per stupire i nostri occhi e meno quelli delle mie bambine che credono sia normale che una famiglia di delfini ci venga a salutare incuriosita. Cosi' dopo un tramonto in quell'angolo di mondo mi sento infinitamente ebbra di nostalgia e di piacere, che mi viene in mente quando sentivo la chitarra suonare con gli accordi di De Gregori sui calanchi o in mare su di una barca a vela nel mar Adriatico. Proprio il giorno di Santa Lucia, con un arcobaleno sul mare in mezzo alle palme..chi l'avrebbe mai detto! E di portare i tuoi pensieri sopra queste spalle colore delle vele, colori di una squadra che si e' battuta per me fino a lasciarmi andare, colori che ti fanno venir
voglia di vivere, acqua salata che brucia ancora le ferite, luce calda che scalda il viso fino a
consumarlo di vita. E in quella barchetta che esce in mare, nella sua pace, sono contenta di trovare ritrovo una gioia infinita,  una pace mentale addormentata come nei sogni di prima mattina, pieni di irrisolti e di baci con la luna. "E' tutto quel che hai di me, e' tutto quel che ho di te"


28.11.13

Hic sunt leones

Foto di Bali, al tramonto, con Andrea che contratta la pesca 


Siamo al di la' delle mappe, dove non si conosceva, dove un leone e' il simbolo della citta', dove gli alberi trasudono di olii, la natura padroneggia i tempi, i tropici hanno confini liquidi e mi riconciglio con il cielo blu dopo la pioggia, puffando di qua e di la' tra la linea che percorriamo nel week end, quella di China town, con un tocco di magenta un po' dappertutto e il ciano della sera quando la playground si svuota degli urli dei bambini e gli odori della minestra cinese fanno da capolino nelle membra e sugli olfatti di noi essere umani Emigranti. E non solo perche' dopo anni ritrovo una certa pace, quel buco dell'infinito blu del pianeta visto da google, all'angolo della Pioneer street, dove il primo giorno in taxi ci disse il tassista: li si mangia proprio bene e' aperto 24h su 24 "Big Eater" Di granchi che sono blu prima di diventare rossi, di sedie di plastica sozze, davanti a una buganville, con la tovaglia di plastica e una tavolata piena di portate succulente. Con due amici che sono gia' diventati amici, quando e' scoccata quella scintilla che ci faceva capire di essere andati oltre. Ed e' stato un tuffo su google map nel cuore della quotidianita'. Oggi il sole mi acceca, sotto ad una palma o in treno, in casa dalla mia finestra, dietro a un arcobaleno in cui davvero volano uccellini blu come nella canzone; questa Asia...
E dire che nel punto piu' profondo del mediterraneo ci ho passato ben 12 estati, davanti all'isola di Sapientza, nel sud del Peloponneso, mi piace scriverlo perche' mi piace pensarci, dove uno e' messo nella vita senza pensarci troppo, se cambiera' o no non lo so, il punto e' che io mi trovo qui.

L'albero di Natale



Il puntale del mio albero da bambina era una stella di vetro comprata alla cartoleria della via Emilia vicino al teatro, avevo circa 6-7 anni e mentre compravano accessori per la scuola il Natale si avvicinava e mamma comprava alcune nuove decorazioni alla cartoleria. L'albero era un abete vero, quasi ogni anno comprato nuovo perche' dopo i vari tentativi di piantarlo in un vaso e vederlo perdere gli aghi ogni anno mamma' lo voleva VERO! all'inizio sapeva di resina e profumava, poi piano piano si rinsecchiva col riscaldamento condominale a busso e diventava parte dellla moquette verde.C'era la pallina azzurra, spruzzata di brillantini bianchi molto anni 80, rigorosamente di plastica, c'era quella di vetro rossa luccicante, la versione famiglia delle palline natalizie piu' classiche, la media, la grande e la piccola, la serie degli gnomi austriaci indaffarati a far qualcosa, le luci a palla di plastica colorate, gialle, arancioni, verdi e rosse unite da un filo plasticoso verde che si sbizzarrivano in cantilene musicali da pile scariche, parecchie cromie di luci alternate, una decina di palline in vetro preziose comprate a Salisburgo, di cui non ne e' rimasta neanche una. Il filo d'argento spelacchiato riusato ogni anno in tutte le salse, il soldatino di vetro con i colori sbiaditi, il torero, l'angelo di stoffa, le stelle argentate di midollino, e la poltroncina dell'orsetto.
Facevano l'albero di Natale piu' kitsch dell' universo! E la mia meraviglia davanti a esso per piu' di un decennio. Lo sguardo era fisso tra quel luminare e la tv Brionvega nera, alternativamente.
Ora, babbuine, godetevi il vostro albero finto made in China, con tre palline comprate al supermarcket, piu' i leccalecca a bastoncino che si sono sciolti in una notte in questo Natale a 30 gradi...

BOMBAY SAPPHIRE


Il mio film continua passeggiando per il Singapore river, con l'odore di  fritto, di smog, di pesce appena pescato, di granchi enormi in bella vista, chiudendo gli occhi, immaginando Singapore 100 anni fa, quando era un porto malfamato di fumatori d'oppio, pescatori di perle e pirati..
Con una fighissima scelta di gin inglesi sul menu', in una di quelle baracchine diventate lussuose e impeccabili, per farti il viaggio mentale con la gola che brucia di gin nell' ex colonia inglese.

7.11.13

Durante tutto il viaggio..


Durante tutto il viaggio la nostalgia non si è separata da me
non dico che fosse come la mia ombra
mi stava accanto anche nel buio
non dico che fosse come le mie mani e i miei piedi
quando si dorme si perdono le mani e i piedi
io non perdevo la nostalgia nemmeno durante il sonno

durante tutto il viaggio la nostalgia non si è separata da me
non dico che fosse fame o sete o desiderio
del fresco nell'afa o del caldo nel gelo
era qualcosa che non può giungere a sazietà
non era gioia o tristezza non era legata
alle città alle nuvole alle canzoni ai ricordi
era in me e fuori di me.

Durante tutto il viaggio la nostalgia non si è separata da me
e del viaggio non mi resta nulla se non quella nostalgia.
da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/poesie/poesie-d-autore/poesia-22524>

5.11.13

Little India

Sono qui che mi guardo la mia mano dipinta con l'henne, stamattina a Little India, una di quelle passeggiate solitarie preziose come un sogno. Dopo parecchie fermate di metro, e nella cartina dalla linea verde incrociando quella viola, appena esco dalla metropolitana mi avvolge una luce calda e il solito tepore morbido, e' quasi ancora tutto chiuso, a parte qualche bancarella del mercato che sta allestendo frutta e verdura, fiori e luci per la festa di Deepavali, mi siedo in uno dei "bar" tradizionali,  ci sono solo indiani e nessun tuista ma i tavoli sono tutti pieni, allora una coppia di 70 enni mi invita  a sedermi, mi ricordano il mio babbo e la mia mamma in versione indiana! Per ringraziarli gli dico: NAMASTE, loro parlano solo hindi ma mi sorridono per tutto il tempo in cui bevo il caffe' e mangiamo con le mani parata e formaggio di capra.
Per tutta la via c'e' un'odore inconfondibile di curry e di incenso, scintillano i sari ben esposti nei bancali, fino al mercato del pesce e della carne. E degli occhi cosi belli di donne indiane ma anche arabe o del Myanmar cosi verdi azzurri che sembrano di vetro, mi chiedo se siano lenti a contatto, in ciglia truccatissime di nero e ombretto verde sotto a coloratissimi veli, ma quelle sono le indonesiane, e i malesi con gli occhi gialli che a guardarli m'imbarazzano, sono occhi cosi belli che mi appartengono intimamente nei ricordi. Li ho fissati qui come l'henne sulla pelle.








22.10.13

Le mie terre


Di cosa sono fatta. Sono nata a Bologna. E di quel passaggio di ritorno nelle vie universitarie ho negli occhi e nella mente la street art di Cuoghi Corsello, Blu ed ERicailcane, tra il lungo wall che costeggia la stazione, grigia e metallica, nera come gli africani e i tossici, fino alla periferia, dal quartiere Porto a Porta Lame, nella zona Marco Polo, in via Zanardi, Bologna conserva ancora nel mio cuore e nel cuore di certe case abbandonate e a rischio demolizione certe opere d'arte che io considero eterne nella mia memoria, come quella di Blu nella via per la fiera.
Da Strada Maggiore invece gli occhi si fanno medievali, cupi ancora, ma lussuosi e ricchi dell'antichita' di Corte Isolani, dove un portico ligneo nasconde una freccia che un giorno mi feci notare, tra gli altri che guardavano in su, o tra gli echi di Piazza Maggiore rincorrendo un timido "ti amo" tra una colonna e l'altra che rimandava le parole.
Ancora mi ritrovavo in piazza Santo Stefano, tra i punkabbestia, i pitbull, i ristoranti per me di lusso con il brodo e i tortellini, la mostarda da mettere nel lesso, i tiramisu', il caffe' da Zanarini e il suo bellissimo specchio liberty.
Perdersi di baci adolescenziali nelle mattine di buco nell'ex ghetto, Palazzo Malvasia, via del Carro, via dell'Inferno, la montagnola con l'odore di Joint, via Zamboni, via Belle Arti.
E finire a Santa Lucia per Natale come per la canzone che amavamo.
La rossa universitaria, che non son mai stata tua.
Della provincia ne ho parlato spesso, e in quel mentre spalancavo gli occhi a quel confine con la Romagna tanto amato, Faenza la mia ciottola fragile che ho plasmato nelle mani, nella pancia e nei miei sogni, sogni che stavano in provincia di Ravenna, nella bellezza eterna di San Vitale e dei mosaici, nella sua cupola dorata. Galla Placidia con la sua notte stellata e una croce che mi ha sempre ipnotizzato. So di olio d'oliva di Brisighella, con un sapore tradito alla Grecia, alla guerra dei miei nonni e alle scorribande di artisti in erba, sui calanchi, nella pianura, a Pietramora, nella ghiaia di Zello, tra una partita di rugby,una cassa di crema al wisky a capodanno, i libri antichi e sognati, la mia terra, li sempre tra la via Emilia e il west..
Sono fatta di quelle stelle e del riflesso della Darsena magica sullo specchio d'acqua dei magazzini abbandonati e delle banchine, il suo fascino mi fa sentire l'odore del mare, proseguendo per quella strada trafficata di tutti quegli umani che si dirigono come formiche a quel pezzetto di mare tanto vicino e che pare un raggiungibile sogno, a Marina, alla Bassona, al Baretto, la scuola di barca a vela,  lasciandosi indifferente dietro il bianco Mausoleo di Teodorico, dove tu, hai piu' che scritto e decifrato il nostro sogno di abitare nel mare, facendo nascere la nostra prima figlia, li, attraverso le infinite pinete e le magiche lagune.
Pini marittimi, dall'odore pregno e intenso, dove anche Boccaccio vi ambienta il Decameron, tra acque dolci e lagune salmastre.
Lungo le rive i vecchi capanni, i bilancioni al tramonto, e colori rosa a dirimpetto tra cielo e acqua,
sud verso le saline ancora.